Nell'estate 2024, da Allegri a Sarri, da Chivu a Tudor: il fenomeno degli allenatori che tornano dove hanno già scritto la storia
Il calcio italiano vive di cicli e ritorni, seguendo una spirale che riporta periodicamente protagonisti e comprimari nei luoghi dove hanno lasciato un segno. La stagione 2024/2025 si presenta come l'estate dei grandi ritorni, con ben sette allenatori che hanno scelto di rientrare in club dove hanno già vissuto momenti significativi, chi da giocatore e chi già da allenatore. Un fenomeno che racconta molto del calcio moderno e della sua eterna ricerca di sicurezze in un mondo di crescente incertezza.
Tra vecchi amori e nuove sfide
Il ritorno sulla panchina di un club già allenato in passato può offrire vantaggi immediati: familiarità con l'ambiente, sintonia con tifosi e dirigenza, conoscenza delle dinamiche interne. Ma porta con sé anche il peso delle aspettative e l'inevitabile confronto con quanto realizzato in precedenza. Massimiliano Allegri, tornato al Milan dopo dieci anni e cinque scudetti vinti nel mezzo con la Juventus, incarna perfettamente questo paradosso.
Al Diavolo, Allegri rappresenta l'ultimo tecnico ad aver vinto lo scudetto prima di Pioli, ma anche colui che venne allontanato nel gennaio 2014 dopo un doloroso ko contro il Sassuolo. Oggi il tecnico livornese si ritrova a guidare un Milan rinnovato, dove il 4-2-fantasia dei giorni rossoneri appare lontano, sostituito da un approccio più pragmatico basato su difesa attenta e contropiede, con Leao come punta di diamante. Non una minestra riscaldata, ma una nuova ricetta con ingredienti già conosciuti.
Dal campo alla panchina: quando il giocatore diventa maestro
Particolare fascino ha il ritorno di chi ha indossato la maglia da calciatore e si ripresenta nelle vesti di allenatore. Christian Chivu all'Inter incarna questa transizione: dopo 169 presenze e un Triplete conquistato nel 2010, il rumeno ha iniziato la sua carriera di tecnico proprio nel settore giovanile nerazzurro, guidando dall'Under 14 fino alla Primavera, prima della parentesi a Parma nella scorsa stagione.
Il suo ritorno ad Appiano Gentile rappresenta una sorta di completamento di un cerchio. L'esperienza accumulata nel settore giovanile potrebbe rivelarsi preziosa, avendo già assorbito la cultura del club senza però il peso di un addio traumatico. La sfida resta titanica: fare meglio di Simone Inzaghi, consapevole di non essere stata la prima scelta della dirigenza che avrebbe preferito Fabregas.
Analogamente, Igor Tudor si trova a guidare una Juventus dove ha vissuto intensamente da calciatore, con 110 presenze e due scudetti vinti, per poi tornare brevemente come vice di Pirlo. La sua riconferma dopo le nove partite della scorsa stagione rappresenta una delle poche certezze in un ambiente bianconero in trasformazione, chiamato a ricostruire un'identità dopo l'era Allegri e il breve interregno di Thiago Motta.
I ritorni dopo gli addii difficili
Particolare attenzione meritano i ritorni dopo separazioni traumatiche. Maurizio Sarri, dimessosi dalla Lazio il 13 marzo 2024, ha scelto di riprendere un percorso interrotto bruscamente, portandosi dietro quella famosa battuta su Lotito ("Mi ha fregato") pronunciata ironicamente all'inizio della sua avventura biancoceleste.
Nella stessa categoria rientra Stefano Pioli, tornato a Firenze dopo le dimissioni presentate nell'aprile 2019. Per entrambi, la decisione di rinunciare ad altre opportunità per riabbracciare realtà già conosciute racconta di un calcio dove i legami emotivi mantengono un peso significativo nelle scelte professionali, spesso prevalendo su considerate valutazioni tecniche e contrattuali. Gli addii precedenti restano sullo sfondo, ma cedono il passo alla voglia di riscrivere una storia interrotta.
Anche Eusebio Di Francesco, tornato a Lecce dopo il suo debutto in Serie A nel 2011 con sole 13 partite, cerca di lasciarsi alle spalle le ultime esperienze negative culminate con le retrocessioni di Frosinone e Venezia. Una scommessa per entrambe le parti, un tentativo di riscoprire quella magia dei primi passi insieme.
Calcoli, rischi e speranze
Questi ritorni rappresentano scommesse calcolate per i club, che si affidano a volti già conosciuti sperando di replicare o migliorare precedenti successi. Per gli allenatori, è l'occasione di riscrivere il finale di storie incomplete o di consolidare legami speciali con piazze dove hanno già lasciato il cuore.
Il successo di questi "bis" sulla stessa panchina non è mai garantito e può rivelarsi complesso da prevedere, proprio come accade quando si tenta di indovinare i risultati delle partite utilizzando strategie come il sistema scommesse risultati esatti che cerca di anticipare gli esiti precisi degli incontri.
L'estate dei ritorni 2024 ci ricorda che nel calcio, come nella vita, talvolta si torna sui propri passi non per mancanza di alternative, ma per l'opportunità di completare un percorso lasciato in sospeso. Non è solo nostalgia, ma la ricerca di una connessione autentica con una parte significativa della propria storia professionale, come dimostra anche la storia di Giosa che riportò il Como ai fasti passati creando un legame speciale con la tifoseria lariana e mostrando come i ritorni possano talvolta rappresentare un nuovo inizio anziché una semplice ripetizione.
Perché nel calcio, come ha dimostrato la storia, non può sempre andar bene, soprattutto dove hai già vinto, ma è anche vero che non può andare sempre male.
